Dopo la cerimonia di discendimento dalla Croce, eseguita da confratelli chiamati “Varones” e vestiti dell’antico costume siriaco, il simulacro del Cristo viene deposto nel feretro dorato secentesco che la pietà del popolo ha ribattezzato "Bressol" (culla) e attraversa il centro storico seguito in processione dai "Jermans Blancs", dalle confraternite spagnole degli incappucciati, dei fedeli in preghiera.
È la celebrazione del funerale di Cristo, e a rappresentare la partecipazione di tutti popoli lungo il cammino sono dislocati i cori di tanti paesi della Sardegna, che portano ognuno la propria tradizione cantata per celebrare la sacralità del rito.
Particolare la disposizione dei cori: nella festa barocca algherese si inseriscono tra i silenzi: a chi segue i passi della processione i canti arrivano in perfetta successione, senza soluzione di continuità.

I fedeli, i visitatori e i turisti che anno dopo anno arrivano ad Alghero per lasciasi volentieri affascinare da questo prezioso "tresor, un tesoro ancora da riscoprire", come ha scritto "L’Osservatore Romano".
La scenografia è degna di un quadro di Velàzquez, e il vero protagonista di queste lunghe notti è il popolo. Se i "Jermans Blancs" sono i custodi della storia, è la gente a tramandare gelosamente la memoria, la cultura non scritta, che è ancora viva in quest’angolo di Sardegna catalana. Qui il rito ha ancora il passo pesante del dolore e della sofferenza, la sacralità di un sussurro in chiesa, di un armamentario di memoria che non sa di polvere e ritualità stanca ma di abitudini vive.
- Testo a cura del dott. Francesco Stanzione sulla base di informazioni tratte dal web.
- Foto tratte dal web.
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